Può apparire singolare che una Rivista di intelligence dedichi attenzione ad un autore di fantascienza come Philip K. Dick. In realtà, l’opera dello scrittore americano va ben oltre quella che può definirsi la letteratura di genere, come numerosi critici, anche se tardivamente, hanno riconosciuto. I caratteri della sua narrazione assumono infatti non di rado connotati filosofici ed esistenziali di grande profondità, che travalicano l’ambito della fantascienza, per esprimere i quali la creazione di una realtà immaginifica diventa strumento portante essenziale e di spessore spesso fortemente innovativo.
Il testo che segnaliamo costituisce la raccolta di cinque racconti scritti da Dick tra il 1953 e il 1965: Rapporto di minoranza – 1954; Impostore – 1953; Modello Due – 1952; Ricordiamo per voi – 1965; La formica elettrica – 1968. A conclusione viene presentata un’intervista a Dick, tratta da un testo a lui dedicato, curato da Gwen Lee e Doris Elaine Sauter e pubblicato nel 2000, solo successivamente alla sua scomparsa, avvenuta nel lontano 1982.
Ciò che unisce i cinque racconti, nella lettura di oggi, è soprattutto il comune destino che ne ha costituito la fonte d’ispirazione per alcune opere cinematografiche. Ci riferiamo a Total Recall, di Paul Verhoeven, Screamers di Christian Duguay, il recente Minority Report, di Steven Spielberg e il celebrato e bellissimo Blade Runner di Ridley Scott. La circostanza può avere chiavi di lettura negative e positive. Se da un lato occorre stigmatizzare la circostanza che l’opera dickiana sia stata utilizzata in modo forse dissoluto ed eccessivo sia dal cinema che dalla televisione, dall’altro non può dimenticarsi che ciò ha giovato a rendere famoso l’Autore presso un pubblico più vasto degli appassionati del genere, rimandando l’attenzione sulle sue creazioni originali.
Numerosi sono i temi che emergono dall’opera di Dick.
In questo volume della Rivista abbiamo dedicato uno spazio di approfondimento alla relazione tra intelligence e cinema. E’ pertanto particolarmente propizia l’occasione per arrivare, attraverso il recente Minority Report di Steven Spielberg, all’opera di Dick. Né il recente film, protagonista Tom Cruise, né invero Rapporto di Minoranza trattano precipuamente il tema dello spionaggio. Si occupano tuttavia di crimini, in un mondo futuro permeato da un potere onnipresente che esercita il controllo totale degli individui, al punto da arrivare a reprimere, ancor prima delle azioni, le intenzioni. Questi verranno puniti, infatti, non per i crimini che hanno commesso, come prevedono le leggi, ma per gli atti che avrebbero avuto solo in animo di compiere.
Uno dei temi è ancora quello della difficile distinzione tra ciò che è reale e ciò che, al contrario, è solo frutto della mente umana, tema che genericamente potremmo riassumere nel rapporto tra l’uomo e la macchina, due entità che nella realtà di Dick (Impostore, Modello Due, La formica elettrica soprattutto) possono arrivare ad identificarsi, sollevando numerosi interrogativi su ciò che può o deve considerarsi propriamente «umano» o degno di stimolare «umanità».
A ciò si connette anche il tema ricorrente della ricerca dell’identità individuale, complesso ed articolato corpus di esperienze e ricordi più o meno riproducibili. C’è infine il tema delle informazioni, con le quali tutto si può fare: creare memorie, esperienze, macchine umane che non sanno di essere tali, informazioni che se adeguatamente raccolte, analizzate e interpretate possono dare vita a scenari inquietanti e passibili delle più impreviste manipolazioni.
La lettura di Dick, ne siamo consapevoli, non è rassicurante e non spinge all’ottimismo, ma è piuttosto portatrice di un grande monito. Come accade per tutti i grandi letterati, il principale merito di questo scrittore - la cui grandezza emerge con maggiore forza se si pensa all’epoca nella quale molte delle sue storie sono state concepite - è stato quello di aver visto prima e meglio dei suoi contemporanei quelli che sarebbero stati i grandi problemi del futuro. Leggere Dick, oltre che per la prosa avvincente, è particolarmente stimolante proprio per i suoi tratti visionari, preveggenti, precog tanto per usare un termine sicuramente a lui caro, nonché per la sua capacità di mettere in guardia dalle facili e superficiali letture del reale, dall'agevole individuazione di soluzioni apparentemente definitive.
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